A parte le storielle che tramandano la saggezza popolare... qui di seguito ti elenco le conseguenze di un prolungato digiuno e della malnutrizione prolungata che in fin dei conti stai perdurando.
Spero che questo ti faccia pensare Francesca... e ti prego sforzati di mangiare
DIETE "TROPPO" IPOCALORICHE
DIETE "TROPPO" IPOCALORICHE
Spesso, per esigenze estetiche, più che per motivi legati alla salute, si intraprendono diete troppo rapide, che promettono dimagramenti miracolosi. Specialmente nei mesi che precedono l'estate, periodo in cui di "deve" apparire in forma, si cerca di trovare rimedi rapidi a situazioni di sovrappeso e talvolta anche di obesità. Il tempo a disposizione non è molto e si cerca il risultato, senza approfondire troppo le problematiche connesse al dimagramento ed i pericoli che alcune diete, troppo ipocaloriche e non bilanciate, possono comportare per la salute.
E' altresì importante sottolineare che un giusto peso e un corretto regime alimentare sono condizioni di base per conservare una buona salute e per vivere a lungo.
Per meglio comprendere cosa avviene nell'organismo durante una dieta tropo ipocalorica e non bilanciata, conviene partire dall'analisi delle modificazioni fisiologiche che si verificano durante uno stato di digiuno prolungato e in caso di malnutrizione cronica.
Digiuno prolungato
Il fabbisogno giornaliero di glucosio di encefalo, globuli rossi e midollare del surrene è pari a circa 600/1000 kcal giorno. Nelle fasi iniziali del digiuno il fegato fornisce il 90% di tale fabbisogno. Il tessuto adiposo fornisce acidi grassi alla muscolatura scheletrica, al cuore, al fegato e ad altri organi. Dopo circa 24 ore le riserve epatiche di glicogeno si esauriscono e il glucosio viene prodotto dal fegato tramite processi di gluconeogenesi, utilizzando prodotti di derivazione del catabolismo delle proteine di origine muscolare, in pratica viene prodotto glucosio a scapito della massa muscolare.
Digiuno "terapeutico"
Alcuni studiosi propongono il digiuno come metodo terapeutico. Praticato nell'età classica, durante il medioevo e fino al '600, nel XIX secolo fu riscoperto e diffuso nel mondo dagli igienisti americani e dai naturopati europei.Si basa sul principio che col digiuno il corpo utilizza per le necessità metaboliche le sue riserve e i suoi stessi tessuti: l'eterofagia si annulla perché non si assumono alimenti e l'organismo vivente diventa completamente autofago, si nutre cioè di se stesso. Questa condizione si trova in natura in varie circostanze: durante lo sviluppo dell'uovo, durante la metamorfosi e durante il letargo e il sonno. Secondo queste teorie la completa autotrofia si accompagna al rinnovamento, alla rigenerazione e alla guarigione, ma in realtà questa fenomenologia si verifica in specie diverse e tale pratica può essere molto pericolosa per l'uomo.
Digiuno "religioso"
Il digiuno è utilizzato anche come pratica religiosa. In questi casi viene generalmente limitato nel tempo e regolato, offrendo in questo modo più vantaggi che svantaggi dal punto di vista della salute.
Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l'una dall'altra. Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna, abbia misericordia. (San Pietro Crisologo, Discorso 43: PL 52,320)
Malnutrizione prolungata
Una condizione protratta nel tempo di malnutrizione, ovvero apporti nutrizionali inferiori al fabbisogno, presenta aspetti metabolici differenti rispetto al digiuno vero e proprio. Per la produzione di glucosio, in una prima fase viene utilizzato il così detto "pool delle proteine labili" di origine viscerale; solo dopo l'esaurimento di questo, inizia una fase di perdita di massa muscolare, che, in una dieta bilanciata dovrebbe essere compensato da un'immissione esogena di proteine. L'organismo tende a ricreare una situazione di equilibrio attraverso meccanismi di adattamento al ridotto apporto di nutrienti, con un risparmio di energia e di azoto. Si verifica una diminuzione del fabbisogno energetico correlata alla perdita di massa grassa con la conseguente diminuzione di fabbisogno basale.
Intervengono due meccanismi di risparmio energetico:
una diminuzione delle richieste energetiche metaboliche per l'assimilazione degli alimenti
una ridotta attività fisica.
Il nuovo stato di equilibrio, raggiunto anche attraverso la riduzione della massa proteica, poiché nell'organismo non sono previste "proteine di riserva", comporta diverse conseguenze. Una diminuita forza muscolare è tra i primi sintomi di questo fenomeno.
Complicanze associate alla perdita di massa magra
Alterazioni delle funzioni d'organo :
Apparato endocrino La secrezione di ormoni rimane nella norma, tuttavia i livelli periferici di triiodotironina (T3) si riducono per una diminuita conversione periferica. Questo fenomeno è responsabile del diminuito metabolismo basale che si osserva in tempi molto brevi. Ci sono inoltre influenze sulla produzione di insulina e di ormoni sessuali. Se la dieta ipocalorica continua e la situazione si configura come malnutrizione, si possono ridurre i livelli plasmatici di testosterone e di androgeni.
Apparato cardiovascolare :
In caso di accentuato e prolungato regime ipocalorico, si verifica una riduzione della massa muscolare cardiaca con conseguente calo della gettata cardiaca e della pressione arteriosa.
Apparato respiratorio : Si verifica un'ipotrofia di muscoli respiratori con riduzione della riserva funzionale polmonare, che può favorire l'insorgenza di complicanze respiratorie infettive.
Apparato gastrointestinale : La funzionalità intestinale può essere compromessa. Diminuiscono le secrezioni a livello gastrico, pancreatico e biliare.
Conclusioni
Come illustrato, per casi di digiuno o malnutrizione prolungata, le conseguenze possono essere molto gravi. Per diete dimagranti "troppo" ipocaloriche e/o non bilanciate sul giusto fabbisogno di nutrienti, le conseguenze possono variare da un leggero indebolimento con perdite di massa magra (anche nel viso con conseguente "aspetto sciupato"), fino a danni gravi e non facilmente reversibili su diversi apparati.